
Report - Una Settimana sui Mercati - 09.05.2025
L’Europa sogna il Pentagono: il risveglio del complesso militare-industriale e la corsa agli investimenti nella difesa
Mentre gli Stati Uniti sono sempre stati osservati con sospetto per le dimensioni del loro complesso militare-industriale, oggi l’Europa guarda oltreoceano con occhi diversi: il modello americano diventa improvvisamente un obiettivo da inseguire. La Germania, in prima linea, chiede all’Unione Europea di poter esentare le spese per la difesa dai limiti di bilancio: serve riarmamentare il continente, e rapidamente. Un’urgenza resa ancora più pressante dagli allarmi lanciati dallo Stockholm International Peace Research Institute, secondo cui il 2024 ha segnato l’aumento record delle spese militari dalla fine della Guerra Fredda, con l’Europa come protagonista.
Dietro questa crescita si nasconde una sfida definita: Bruxelles vuole che almeno metà degli ordini militari resti a casa, nelle industrie europee, invece di andare ai giganti americani come Lockheed Martin. Ma la realtà è che il settore difesa europeo, dopo decenni di tagli, è frammentato e poco attrezzato per le produzioni su larga scala. Le grandi aziende continentali, come Rheinmetall e Airbus, lavorano tuttora su narrow niche, con costi elevati e output limitato, mentre in molti settori – caccia, carri armati, missili – diversi Paesi competono tra loro invece di cooperare.
Sul tavolo c’è la necessità, prima di tutto, di aumentare la produzione delle munizioni, come insegna il ritardo nelle forniture all’Ucraina. Rheinmetall si candida a diventare il colosso europeo, sull’esempio americano, e punta a triplicare il fatturato con fusioni e acquisizioni. Casi di successo – come MBDA nei missili, frutto di partnership tra Francia, Regno Unito e Italia – cercano di creare filiere integrate, ma il retaggio delle divisioni nazionali pesa ancora: sussistono linee parallele e ridondanti, e la capacità produttiva resta molto inferiore a quella statunitense.
Nonostante gli sforzi per coordinare gli acquisti e centralizzare le commesse tramite l’UE, la strada verso un “Pentagono europeo” è ancora lunga. Il controllo statale sulle industrie di difesa ostacola le fusioni necessarie per creare veri campioni paneuropei. Così, mentre l’Europa continua a dipendere dagli USA e da Israele per tecnologie chiave come la difesa missilistica d’alta quota, gli investitori si gettano su opportunità minori: piccole e medie imprese, capitali di rischio in start-up innovative, e servizi finanziari per nuove aggregazioni.
L’industria bellica continentale si risveglia insomma da una lunga letargia, sospinta sia dalla necessità strategica sia dalla prospettiva di nuovi profitti. Se da una parte le istituzioni spingono per maggiori investimenti, le banche e i fondi privati sono già pronte a scommettere e a lucrare sul grande riarmo europeo. Il sogno di un vero complesso militare-industriale europeo è ancora lontano, ma la rincorsa è ormai cominciata.
Questa nuova corsa agli investimenti militari rappresenta un’opportunità concreta e sostenibile per i risparmiatori e gli investitori privati europei, oppure i rischi legati alla frammentazione industriale, alle divisioni politiche tra i Paesi membri e alla dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti renderanno difficile trasformare l’attuale “boom” della spesa in un sistema realmente efficiente, competitivo e capace di generare valore nel lungo periodo?
Mercato | Indice | Chiusura | Settimana precedente | Variazione |
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Americani | Dow Jones | 41.317,43 | 40.113,50 | +3,00% |
Americani | S&P 500 | 5.686,67 | 5.525,21 | +2,92% |
Americani | Nasdaq 100 | 20.102,61 | 19.432,56 | +3,45% |
Europei | FTSE MIB | 38.327,94 | 37.348,38 | +2,63% |
Europei | Spread BTP | 111 | 111 | 0,00% |
Materie prime | Oro | 3.257,00 | 3.298,40 | -1,25% |
Materie prime | Petrolio | 58,29 | 63,02 | -7,52% |
Materie prime | Gas | 3,630 | 3,114 | +16,56% |
Crypto | Bitcoin | 95.560,09 | 94.159,00 | +1,49% |
Crypto | Ethereum | 1.828,30 | 1.799,83 | +1,58% |
/ Conclusione e spunto pratico
Questa nuova fase rappresenta non solo una sfida politica e industriale per l’Unione Europea, ma anche uno snodo importante per chi investe: i capitali privati stanno facendo la loro parte, spostandosi sulle piccole e medie imprese del settore difesa e sicurezza, mentre i grandi player cercano nuove aggregazioni per rafforzare la filiera europea.
Resta la domanda se questi tentativi porteranno davvero nei prossimi anni a un sistema solido, competitivo e capace di produrre valore duraturo, oppure se le divisioni interne e la dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti peseranno ancora a lungo.
In questo scenario, chi segue i mercati deve tenere d’occhio non solo i movimenti di borsa e commodity, ma anche l’evoluzione delle dinamiche politiche ed economiche europee: le opportunità sono numerose, ma è fondamentale saper distinguere tra “boom” speculativi e cambiamenti strutturali reali. Sarà interessante osservare se l’Unione saprà finalmente dotarsi di un vero “Pentagono europeo”, o se resterà ancora a lungo un sogno incompiuto.